Bambina che gioca

La Neuropsichiatria Infantile

“Quando mi portano un bambino […], io non so mai qual è la prima domanda che gli farò. Lo guardo, lo saluto…e poi mi viene in mente la prima domanda; scendo così al suo livello di comunicazione, con umiltà […], mentre in me c’ è uno sdoppiamento: un io che osserva e un io che conversa […], a volte è un attimo, altre volte è un fatto sofferto, altre volte ancora è una ricerca”

(Giovanni Bollea, 2003).

Durante gli studi di Medicina ho frequentato il reparto di Pediatria, osservare, studiare e capire i bambini mi faceva sentire al posto giusto, ma mancava un tassello alla mia formazione professionale e l’ho acquisito avvicinandomi alla Neuropsichiatria Infantile.

Pur essendo un libero professionista credo  nell’ attività di équipe e nella necessità di essere in rete con gli altri referenti importanti nella vita dei bambini: il pediatra e altre figure professionali esperte in età evolutiva ( insegnanti, tecnici della riabilitazione come logopedisti, psicomotricisti ecc.).

La Neuropsichiatria Infantile si occupa delle difficoltà neurologiche e/o psichiche del bambino fino alla maggiore età, valutando in ogni ambito  il suo sviluppo psicomotorio e neuropsichico.

Nella mia attività in studio mi occupo prevalentemente degli aspetti della psichiatria infantile cioè delle difficoltà, dei ritardi, delle sofferenze e delle difficoltà di adattamento affettivo e di comunicazione familiare e sociale. È necessario tener presente che i pazienti sono soggetti in continuo divenire, ma è anche fondamentale il ruolo che riveste l’ambiente esterno al bambino.

Il bambino non è un “piccolo adulto” ma un individuo dotato di una sua personalità originale ma influenzabile da codici esterni; accanto alla ricerca delle concause organiche è necessario studiare le sue capacità cognitive e la sua modalità di sviluppo e le sue risorse.

Solitamente il progetto di valutazione prevede un incontro esplorativo con i genitori del bambino in base al quale, dopo la raccolta delle informazioni utili all’inquadramento diagnostico, si stabilirà se vedere il bambino/ragazzo e come procedere alla valutazione che termina sempre con un colloquio con la coppia genitoriale in cui si espongono le informazione ottenute, si indicano gli aspetti prognostici e terapeutici e si forniscono suggerimenti.

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